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La Coppa America resta negli Usa: vince Oracle
È stata una grande Coppa America. Questo, col senno di poi, bisogna ammetterlo. Mai visto uno spettacolo del genere, con barche che di bolina hanno raggiunto una velocità tre volte superiore a quella cui eravamo abituati nelle vecchie edizioni - ormai sembrano davvero di un’altra era - dell’America’s Cup, corse in poppa a quasi 50 nodi, accelerazioni brutali e , sì, anche match race.
L’ultima regata, vinta da Oracle, è stata l’epilogo di una rimonta che non ha eguali. Gli americani snocciolano i rari precedenti. I Boston Red Sox che spazzano le ultime quattro partite della ALCS 2004 con i New York Yankees , l’unica rimonta da 3-0 nella storia della Major League . I Philadelphia Flyers che superano un deficit di 0-3 e battono i Boston Bruins , nel 2010 NHL playoff.... Mai, però, prima, nei 162 anni della Coppa America. Oracle perdeva 8a 1, tenendo conto dei due punti di penalizzazione; 8 a 3 contando le vittorie. Bene, è riuscito a piazzare 8 vittorie consecutive, dovendone vincere 11 per conquistare il trofeo e annullare il peso della punione per aver “truccato” gli Ac45, i catamarani più piccoli usati per le pre-regate di Coppa, le World Series. Inimmaginabile. Per chi, come noi, ha vissuto i giorni di San Francisco a stretto contatto con i kiwi, è stato davvero un finale imprevedibile. Team New Zealand era sicuro di portarsi a casa la Coppa, ad un certo punto.
Adesso, si analizzeranno i motivi di questa vittoria e di questa debacle. Per i kiwi, gli esperti dicono che non dovevano far vedere subito, svelare l’arte del foiling, del volare sull’acqua e riservare questa carta quando sarebbe stata davvero una mazzata irrecuperabile per Oracle. E ancora, che non hanno saputo migliorare la barca e la performance quando hanno visto gli americani crescere. Forse, non hanno saputo nemmeno reggere la lucidità necessaria per proseguire nella loro cavalcata e uccidere l’avversario. Hanno perso, forse, lo sguardo assassino, gli occhi iniettati di sangue che servono nel match-race per dare il colpo di grazia.
Quanto a Oracle, su il cappello. Qualcuno, ora, ipotizza chissà quale raggiro, visti i precedenti. Fino a prova contraria, io ho visto solo una barca che andava più forte, era meglio condotta ed era più stabile e compatta. Forse la carta giusta è stata sostituire il tattico, Ben Ainslie, il re della vela, il plurimedagliato olimpico al posto di John Kostecki (che è rimasto a lavorare dietro le quinte, non va dimenticato). Anche. Ma è stato il team che ha reagito, una squadra che non ha mollato a vincere. Poi avranno anche fatto qualche magheggio a bordo, sicuramente qualche soluzione tecica l’hanno apportata. Ma è stato il team a vincere. Non mollare a 8 a 1 non è cosa da poco.
Le immagini della premiazione ci trasmettono la felicità di Oracle, la costernazione di Team New Zealand (sorrisi tirati e lacrime; “Siamo devastati” dice il grande Grant Dalton). Lo champagne che Jimmy Spithill, l’aussie timoniere, su Larry Ellison, il boss che a San Francisco sta sulle scatole a tutti, ma che ha speso - si dice - 500 milioni di dollari in 11 anni per vincere due volte la «vecchia brocca», 200 milioni in questa edizione, e che soprattutto ha saputo rischiare, avallando la rivoluzione dei catamarani. Sì, poi si può discutere dei pochi team (se non ci fosse stata Luna Rossa sai che Louis Vuitton Cup!), dei tanti soldi (ma chi se ne frega, sono soldi loro direbbe Cino Ricci), ma resta una visione che ci ha entusiasmati.
Che ne sarà, ora della prossima Coppa? Che barche? Che challenger of record? Ne riparliamo presto.
FONTE: http://www.lastampa.it
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