Americas Cup ACT13 +39 non molla
Ce la farà + 39 Challenge a presentarsi sulla linea di partenza giovedì mattina? È questa la domanda che tutti si pongono e quando dico tutti non mi riferisco soltanto ai giornalisti o ai tifosi del team italiano: mi riferisco soprattutto ai team avversari che hanno sofferto moltissimo l’avaria di + 39 Challenge. “Non se lo meritavano”, è il commento più comune che si sente in giro... e in effetti non se lo merivano proprio. La nuova ITA 85 stava andando benissimo e l’albero nuovo si stava comportando in maniera impeccabile. “Tre pezzi da 300mila euro l’uno”, ha detto Gabriele Bruni, commentando i tre tronconi in cui si è spezzato il palo di ultima generazione in carbonio ad alto modulo appena consegnato. Che cosa è successo lo stabilirà la Giuria durante la discussione della protesta che + 39 Challenge ha intentato contro United Internet Team Germany per aver causato il danno. Secondo la ricostruzione dell’equipaggio italiano, ancora da verificare, l’albero della barca tedesca - mure a sinistra - ha colliso con quello della barca italiana che aveva diritto di rotta. “Non ho visto dove è avvenuto l’impatto, ma credo all’altezza del jumper, la parte alta dell’albero. Per fortuna non si è fatto male nessuno”, è stato il commento dell’oceanico Stefano Rizzi, che si trovava sotto vento (nel posto più pericoloso) quando il palo si è spezzato. Il carbonio si frantuma in schegge che possono essere pericolosissime, senza contare i pezzi di sartiame in acciaio che precipitano, come proiettili, in coperta. “Sono cose che in regata possono succedere, a me è già accaduto... non c’è niente di eccezionale”, conclude Rizzi, “e soprattutto non ci sono colpevoli. Nessuno fa queste cose di proposito”. Le opzioni per il futuro sono diverse: + 39 Challenge può cercare di riparare l’albero rotto, può montare il vecchio palo Versione 5 con cui aveva corso i precedenti Act o può anche farsi prestare da un altro team un palo sostitutivo (ma in questi casi dovrebbe adattare la randa). “Non abbiamo ancora deciso cosa fare”, dice Rizzi, “ma siamo abituati a lavorare e a fare nottate, se necessario. Il nostro shore team è bravissimo, ce la faremo”.
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