Un timido cambio di rotta per le barche
Il 2012 è stato un anno nero per la nautica da diporto, con 36mila barche in fuga dai porticcioli italiani verso marine di Paesi limitrofi. Un danno molto forte per i nostri scali turistici, già fiaccati dalla crisi economica. A far riflettere è il fatto che il colpo finale al diportismo nella penisola non l'abbia dato la crisi, bensì una legge dello Stato.
Il colpo è stato così duro che lo stesso governo Monti ha capito d'aver sbagliato. Ha quindi introdotto, a fine legislatura, una serie di misure a favore dei diportisti. Altre norme, inserite nel recente Decreto del fare, hanno proseguito su quella strada e buon peso hanno fatto i chiarimenti, relativi alle barche, sulle tabelle del redditometro. Le capitanerie e la guardia di finanza hanno adottato, grazie anche a numerosi confronti con Ucina, la Confindustria nautica, un approccio meno militaresco (che non significa meno rigoroso) durante i controlli sugli yacht. E così, nell'estate 2013, c'è stato il rientro del 2% degli "esodati" della nautica. Un segno positivo minimo, tuttavia non insignificante. Perché testimonia che un intervento più smart di legislatori, fisco e forze dell'ordine può aiutare un settore importante del made in Italy a non naufragare, senza nulla togliere al giusto impegno di dare un taglio all'evasione fiscale.
fonte: http://www.ilsole24ore.com/
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